PAPERELLE


INFANZIA
(primo)

Quest'idolo, occhi neri e crine giallo, senza genitori né corte,
più nobile della favola, messicano e fiammingo;
il suo dominio, azzurro e verzura insolenti,
si stende su spiagge nominate,
da onde senza vascelli, con nomi ferocemente greci, slavi, celtici.

Al limitare della foresta, - i fiori di sogno tintinnano,
scoppiano, risplendono, - la fanciulla dalle labbra d'arancia,
le ginocchia incrociate nel chiaro diluvio che sgorga dai prati,
nudità che adombrano, attraversano e vestono gli arcobaleni,
la flora, il mare.

Dame che volteggiano sulle terrazze vicino al mare; infanti e giganti,
nere superbe nel muschio grigio-ver-de,
gioielli ritti sul suolo grasso dei boschetti e dei giardinetti disgelati,
- giovani madri e sorelle maggiori dagli sguardi pieni di pellegrinaggi,
sultane, principesse dal portamento e dal costume tirannici,
piccole straniere e persone dolcemente infelici.
Che noia, l'ora del "caro corpo" e del "caro cuore".

(Arthur Rimbaud)