ALLORA NE PARLO
Allora ne parlo:
dell’occhio verde di un demone in un cielo dai colori vivaci.
Un occhio che sbircia dal sonno di un bimbo.
L’occhio di un emarginato che la paura con l’entusiasmo rimpiazza.
Tutto è iniziato con la musica,
con le cicatrici lasciate dalle canzoni
sentite con gli altri bambini nei matrimoni d’autunno
Gli adulti che facevano musica.
Definizione dell’età adulta: la capacità di suonare
Come se apparisse nella voce una qualche nota nuova,
responsabile della felicità,
come fosse innato questo talento negli uomini:
poter essere sia cacciatore che cantante.
La musica è il respiro caramellato delle donne,
l’odore di tabacco sui capelli di uomini cupi
che tirano fuori il coltello per combattere il demone
che ha appena rovinato il matrimonio.
Musica che oltrepassa il muro del cimitero.
Fiori che crescono dalle tasche delle donne,
scolaretti che sbirciano nelle camere mortuarie.
I sentieri più battuti conducono al cimitero e all’acqua.
Nella terra ci nascondi solo le cose più preziose –
l’arma che matura con l’ira,
i cuori di porcellana dei genitori con il loro scampanellio
da coro scolastico.
Certo che ne parlo
degli strumenti a fiato dell’ansia,
della cerimonia di nozze, memorabile
quanto l’entrata a Gerusalemme.
Riponi sotto il tuo cuore
il ritmo da salmo spezzato dalla pioggia
.
Uomini che ballano così come spengono
gli incendi delle steppe con gli stivali.
Donne che si aggrappano ai loro uomini mentre danzano
come se non volessero lasciarli andare in guerra.
Ucraina orientale, fine del secondo millennio.
Il mondo è pieno di musica e di fuoco.
Nell’oscurità pesci volanti e animali cantanti danno voce.
Nel frattempo, quasi tutti quelli che si sono sposati allora sono morti.
Nel frattempo sono morti i genitori di persone della mia età.
Nel frattempo, la maggior parte degli eroi è morta.
Il cielo si apre, amaro come nelle novelle di Gogol.
Echeggiando, il canto di chi miete.
Echeggiando, la musica di chi porta via i sassi dal campo.
Echeggiando, non si ferma.
(Serhij Žadan)