Taranto XXXII | CHIEDI ALLA POLVERE


CHIEDI ALLA POLVERE

È il mio regalo ai nullatenenti

Io il mullah tra i reietti

A chi non ha il pane e a chi ha perso i denti

E sta nelle popolari in celle di alveari

Con i suoi e le sorelle in quaranta metri quadri

A belve strette nei penitenziari

Quelli magari che vanno in manette sbarbi per sbagli adolescenziali

Un anno al fresco ed escono criminali

Questo è per i vari torti subiti da porci istituzionali

A chi esce tardi la sera senza i vestiti cari

Quelli che li vedi al club solo se c'è open bar al party

Ad ogni sbronzo in città perso

Che ogni giorno a zonzo guarda i fratelli di traverso

A chi l'ha presa a credito e mo sta inguaiato

Rischi i tagli

Speri di raccontargli che non c'eri tagliato

A chi c'è nato senza fiato senza fato Dio l'ha fatto

E alla sua mensa senza piatto

A chi ha la lama occultabile dentro ai boxer

Vuole la grana facile da uno coi dockers

Ma non puoi dare colpi bassi alla sorte

La sorte è una bugia ed ha le gambe corte

Ed il principe non cerca mai moglie nelle fogne

Le nostre donne danno figli con le voglie

A chi coglie che io ho la stoffa per raccontare

Resto vero la mia stoffa è di fottuto tessuto sociale

Questo è senza prezzo a chi l'ha chiesto

Chiedi alla polvere qua è diverso

Non è la sociologia i film i libri o un testo

Il mio rapporto è diretto

Ci sto in mezzo e non l'ho scelto no

è l'inferno

Chiedi alla polvere nera del tamburo di un revolver o quella incolore ma pur vera

Che ci avvolge è la miseria non solo soldi

Uomo, che tu sei nato docile solo per nuocere

A chi si sveglia la mattina presto

Si rassegna ad un onesto lavoro otto ore lo stesso gesto

A chi a quell'ora stende l'ultima riga

Molesto in parlantina e tace solo a se stesso

A chi spesso tiri in mezzo di riflesso

Se rimi ti fingi grezzo, io dis-rispetto

Credulone col mito d'uomo tutto d'un pezzo

Ti basta l'acetone e ottieni un sasso compresso

fesso

A chi ha la madre che sta in ansia e insonne in un letto

A chi è vestito ansa e dorme in sala d'aspetto

Chi ha il padre che parla solo dialetto

Cambiano i tempi e modi

E il mondo coniuga con l'imperfetto

A chi sogna la ribalta e i riflettori

All'alba la ribalta è quella di un camion per i traslochi

Per i vostri vuoti riempiti dai nostri voti

Sinistra destra resta una trappola per topi

E a mio nonno che in Sicilia ancora spreme la vite nell'orto

E a mio padre hanno spremuto la vita dal corpo

E al mio sporco sud-sudicio

A chi ha subìto e vuole tutto e sùbito

La mia è una genìa di sconfitti

Il fottuto ciclo dei vinti e finti miti

La fame atavica

Chi ha fame ingoia e non mastica

Se masticasse saprebbe il mondo quanto male gli fa!

(Marracash)