Dalla Ringhiera IV


L'INFANZIA È IL REGNO IN CUI NESSUNO MUORE

L'infanzia non è un tempo della vita 
che ha principio coi giochi e si conclude 
quando, oramai adulti, ce ne disfiamo. 
L'infanzia è il regno in cui nessuno muore.

Nessuno d'importante, si capisce. 
Ci sono lontani parenti che muoiono, 
che abbiamo visto solo per un'ora 
e che ci regalarono dei dolci 
in una scatola a strisce verdi e rosa, 
o un coltellino, ma presto sparirono, 
non puoi dire che siano stati "vivi".

E muoiono anche i gatti, che agitavano 
la coda sul tappeto, il pelo reticente 
all'improvviso scosso, percorso da pulci 
che nessuno vi avrebbe immaginato, 
lucente e bruno, i gatti che sapevano 
tutto quello che c'è da sapere, 
emigranti nel mondo dei vivi. 
Tu prendi una scatola da scarpe, 
che ora è troppo piccola per lui, 
nè può là dentro raggomitolarsi: 
ne prendi una più grande, lo seppellisci nel cortile, e piangi.

Ma non ti svegli dopo un mese o due, nel mezzo della notte, 
nè dopo un anno, nè dopo due anni, 
a piangere, a mordendoti le dita, a gridare: "Mio Dio, mio Dio, mio Dio!"

L'infanzia è il regno dove nessuno d'importante muore- 
madri e padri non muoiono. 
E se tu hai detto: "Per l'amor del cielo, 
devi proprio baciarmi di continuo?" 
o "Vorrei tanto che smettessi di aspettarmi sempre alla finestra!" 
Domani o il giorno dopo, in pieno gioco, 
avrai il tempo per dire "Scusami, mamma".

Diventi adulta quando siedi a tavola 
in compagnia di morti, 
persone che non parlano e non sentono; 
che non bevono il tè, che pur dicevano 
essere uno dei piaceri umani.

Corri in cantina a prendere per loro 
il vasetto più fresco di lamponi: 
non li tenti. 
Lusingali, allora: non abboccano. 
Gridagli in faccia, alzati, arrossisci, 
strappa alle sedie quelle spalle rigide, 
scuotile, strilla pure; 
non sono sorpresi, non sono nemmeno imbarazzati; scivolano giusto un po' 
e poi ritornano sulla sedia.

Ora è freddo il tuo tè. 
Lo bevi in piedi 
e poi lasci la casa.

(Edna St.Vincent Millay)