Matera II | COME SONO NATE LE PETTOLE


COME SONO NATE LE PETTOLE
(Frammenti di vita contadina)

Una donna che abitava nei Sassi era intenta ad impastare il pane
 per la imminente solennità natalizia.
Ad un tratto sentì nella strada un vociare. 
Si affacciò dal portello e vide passare contadini, 
artigiani, pastori, massaie.
 Incuriosita, interruppe il lavoro e li seguì. 
Dopo aver camminato a lungo, giunse vicino ad una capanna,
 entrò e, all’interno, davanti ad una mangiatoria, poggiato sulla paglia,
 vide un bambinello coricato tra un uomo e una donna e 
in fondo, un bue e un asinello.

Dalla grotta si sprigionava una luce meravigliosa che irradiava tutt’intorno:
 era la luce dell’amore e della bontà, destinata ad illuminare tutto il mondo. 
La donna, improvvisamente, si ricordò d’aver lasciato a casa l’impasto incompleto.
 Tornò indietro e trovò che la pasta era ormai cresciuta. 
Pensò di buttar via tutto; ma il senso del risparmio la indusse a non farlo.
 Si rivolse all’angelo dei pastori 
che le suggerì di utilizzare l’impasto friggendolo nell’olio bollente. 
Fu così che vennero fuori  le pettole (” ‘U pattl “)
 il pasto tipico dei materani nel giorno della vigilia di Natale e
 in generale, di tutte le festività natalizie.

(Antonio Giampietro)